Il nuovo gioco del genere Oggetto Nascosto intitolato The Heritage, prodotto e sviluppato dalla Bruno Memo, non rivoluzionerà di certo alcuno stereotipo focalizzandosi su di una trama cupa e spettrale. Al centro dell’azione c’è una giovane ragazza che dovrà far luce su di un mistero che avvolge la vecchia e abbandonata magione del nonno. Questo titolo ti disorienterà sin dall’inizio, e non in modo piacevole. Prima di tutto, la narrazione dei fatti viene effettuata in maniera troppo veloce e arruffata, come se fosse letta in un microfono di scarsissima qualità da una persona con evidenti difficoltà di pronuncia. Le susseguenti scene di ricerca degli oggetti nascosti non contribuiscono per nulla per migliorare il gioco. La colpa è delle grafiche molto grezze e dei colori troppo scuri, che conferiscono a The Heritage l’apparenza di un gioco molto datato e rendono parecchi oggetti praticamente invisibili e di conseguenza impossibili da localizzare. Fatta eccezione per i tradizionali puzzle del genere “point-and-click”, gli sviluppatori hanno inserito in The Heritage singolari attività, come per esempio utilizzare un pennello per togliere la polvere da un muro; di sicuro questo non rappresenta una caratteristica vincente, ma contribuisce comunque e rendere le ricerche un po’ più intriganti. Purtroppo, le grafiche davvero nebulose non permettono di trovare molti degli oggetti senza ricorrere agli aiuti. La maggior parte dei mini-giochi sono visti e rivisti, e certe volte persino stupidi; fortunatamente esiste un’opzione per saltarli a pié pari. In generale le grafiche, la colonna sonora e le meccaniche di gioco sono poco più che mediocri, e non presentano davvero nulla di accattivante. The Heritage appare soprattutto un gioco incompleto, a causa di molti problemi tecnici, uno su tutti gli effetti sonori che molto spesso smettono semplicemente di funzionare. Francamente, dobbiamo dire che le schermate dal gioco si sono rivelate molto più attraenti del titolo reale, conferendoci un’impressione completamente sbagliata. Questa volta, la Bruno Memo ci aveva quasi ingannati. Vergogna!